Inventario nuziale

Inventario per camera nuziale Edizione digitale

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Spese matrimoniali nel 1361.Di settembre, alla Camellina, popolo della Pieve a Settimo, a quattro miglia circa da Firenze, dove aveva una piccola ma bella possessione ed una casa, Filippo di Gherardo Nozzi buono ed agiato popolano prese in moglie la Bartolommea di Francesco Becchi lanaiuolo. Quella possessione consisteva in un podere tenuto per gran parte a vigna, con viottole erbose, non pochi alberi fruttiferi, e freschi canali, lungo i quali crescevano dei canneti. Alla casa, fornita di colombaia, era annesso un orto coltivato con diligenza, che rimunerava largamente le cure del padrone. Il Nozzi vendeva assai vino ed erano suoi clienti non pochi vinattieri fiorentini; ciò mostra che le vigne rendevano bene. Sulla strada maestra pisana, lì alla Casellina, aveva poi il Nozzi due taverne, una per tagliare la carne e l’altra per la vendita del vino: ed era solito appigionarle.

In questo luogo ameno volle dunque Filippo celebrare il suo matrimonio, intorno al quale ci offre interessanti note un libro di dare, avere, e ricordi, che egli tenne con precisione dal 1361 al 1381 e che esiste (fra gli altri del convento di S. Maria Novella) nell’ Archivio di Stato di Firenze.

La sposa, con atto ai rogiti di ser Benedetto Tempi, ebbe in dote cinquecento fiorini d’oro: ed entrando nella camera nuziale, la trovò arredata secondo il costume con lettiera, cassa, cassone, lettuccio,

saccone Sacchone: sostantivo, cfr. italiano saccóne (ant. sacóné), “involucro di tela pesante imbottito di paglia, di cartocci di granoturco o di altre materie vegetali, posto, soprattutto un tempo, nei letti privi di rete fra il telaio e il materasso o usato come semplice giaciglio steso per terra o su assi di legno; pagliericcio” (GDLI).
, materassa,
piumacci Piomaccius (oppure piomaccium): equivalente di:
Pimaccio: sostantivo, cfr. piumàccio (pimàccio, piomàccio, piumàcio, piumazo, piumazzo), “cuscino di piume, guanciale. Anche: saccone di piume usato come coperta o giaciglio” (GDLI).
, lenzuola,
coltrice Coltricie: sostantivo, dal latino Culcita o Cultrix o Culcitra (Du Cange), “un soffice sacco imbottito di piume (materasso)”; da Coltrice, “materasso, giaciglio” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine già in uso prima del 1304; deriva dal latino tardo cŭlcĭtra(m), vedi anche coltre.
, coperte, due pancali, quattro
charelli Charello: sostantivo, cfr. carello, “cuscino o basso sgabello imbottito: in un canto sopra un carello si pose a sedere (Boccaccio) | coperchio della latrina” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine in uso già dal 1348-53; dal francese carrel, dal latino *quadrellus, diminutivo di quadruus “quadrato”.
o
guanciali Guanciale: sostantivo, “Pulvinus” (Du Cange), ovvero cuscino.
, un tappeto, una
sargia Sargia: sostantivo, “stoffa di lino o lana dai colori vivaci, usata nel Medioevo e nel Rinascimento per la confezione di tende e coperte” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine della 2ª metà XIII secolo; dal francese antico sarge, dal latino *sarica, variante di serica “prodotti di seta”.
francesca. Nulla dunque più del necessario; ma presso il letto era appesa ed abbelliva la modesta camera col sorriso dell’arte «una tavola di Dio, Nostra Donna Vergine Maria, e Santi».

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Le donora, o corredo, della Bartolommea furono cosa non di lusso e di troppa spesa, ma decentissima: robe,

cottardite Cottardita: sostantivo, “specie di ampia e lunga cotta” (GDLI), “cotta ampia e lunga con le insegne araldiche” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine in uso già prima del 1313, deriva dalla locuzione francese “cotte hardie”, composto di cotte (“cotta”) e forse il participio passato femminile di hardir “rendere duro”.
,
cotte Cotta: equivalente di chotta.
,
gamurre Ghamurra: sostantivo, cfr. camurra, “gonna di gala, portata dalle contadine; specie di mantello” (GDLI) o anche da gamurra, “nel Medioevo, ampia veste femminile foderata di pelliccia o di stoffa” (Dizionario Internazionale De Mauro). Il termine è della 2ª metà XIII secolo; deriva forse dall’arabo xumur, plurale di ximār “velo da donna”.
(alcune con bottoni dorati o d’argento, o con nastro d’oro), camicie, sciugatoi, pannilini, due mantelli, due
cintole Cintola: sostantivo, cfr. italiano cintola “cintura per sostenere i pantaloni o per tenere i panni stretti alla vita” o “specie di borsa da denari, fatta a modo di cintura” (GDLI).
d’argento, una borsa ricamata, un
frenello Frenello: sostantivo, “ornamento femminile in forma di benda, di collanina o di diadema, che si usava, per lo più, per tener ferma la capigliatura”, “legaccio, stringa, nastro” (GDLI); “nell’accezione storica: antico ornamento femminile a forma di fascia, posto intorno alla fronte e usato specialmente per trattenere i capelli” (Dizionario Internazionale De Mauro).
di perle, qualche gioiello, due forzieri ed un forzierino a gigli, ossia con piccoli gigli scolpiti o dipinti.

Nella lieta festa domestica si fecero regali e si dispensarono mancie. L’avola della sposa, monna Dea, ebbe dei veli: i servi, la cameriera, il sensale del matrimonio, il prete, e perfino un suonatore di cornamusa, recatosi a rallegrare la comitiva con armonie pastorali, ebbero in denaro quello che portava la consuetudine. La spesa totale per tutto questo fu di 26 fiorini. E fiorini 40 ci vollero pel convito preparato da un cuoco venuto apposta, di quelli che in simili circostanze sapevano farsi onore ed erano perciò ricercati assai. Si prese a prestito una quantità di bicchieri, scodelle, taglieri ed altri oggetti per la mensa e per la cucina, trattandosi di un pranzo al quale dovevano intervenire molte persone, e di una variata abbondanza di vivande; la famiglia Nozzi non voleva fare brutta figura.

Si cossero e si consumarono allegramente una vitella, venti paia di capponi, quindici di pollastri, venti di piccioni e dodici di tortore, oltre l’uova, il formaggio, le spezie, le confetture, gli aranci, e una bella sfilata di fiaschi di vino. I convitati, fra parenti ed amici, devono senza dubbio essere stati parecchi, ed oltre modo devono avere festeggiato la giovane coppia, che avevali chiamati ed accolti con tanta generosità.

Due altri mangiari, ristretti e confidenziali, con spesa di fiorini sei, furono fatti: uno quando la sposa Bartolommea tornò a casa dopo la visita ai genitori ed ai congiunti che teneva dietro alla celebrazione delle nozze, l’altro quando per le feste di Natale del 1361, e così a distanza di qualche mese dal matrimonio di Filippo e della Bartolommea, una parente, la Lisa figliuola d’ Otto Nozzi, fidanzata essa pure, ricevette il forzerino dallo sposo Bertoldo Manfredi e furono da Filippo cortesemente invitate nella sua villa la ricordata avola monna Dea ed altre donne della famiglia. Il forzerino (contenente il dono alla sposa, che gli statuti volevano

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di un valore molto limitato) doveva essere, per disposizione degli statuti medesimi, di legno coperto di cuoio senza oroaroento nè intarsiature. Come rilevasi da una memorietta nel libro del nostro Filippo, quel Bertoldo Manfredi avea beni a confine con i posseduti dal Nozzi nel popolo della Pieve a Settimo: e con assai probabilità la vicinanza, in quella verde e tranquilla pianura dove si vivea cosi bene, lo fece innamorare della Lisa e gli procurò un’ affettuosa compagna. La Lisa, che non era l’unica figliuola d’ Otto Nozzi, ma aveva altre due sorelle, una monaca in San Piero a Monticelli col nome di suor Iacopa e l’altra chiamata Dada moglie di ser Bandino Lapi, sposò il Manfredi nel gennaio.

Ed ora mi piace concludere narrando che se a Filippo Nozzi fu concesso esser felice colla sua Bartolommea e colla famigliuola venutagli presto a far corona intorno, dovette tribolar non poco per un avvenimento non preveduto, dal quale fu messo in gravissimi dispiaceri ed imbarazzi. E fu il guasto dato alla sua prediletta possessione della Casellina nell’ estate del 1363, quando in occasione della guerra de’ Pisani contro Firenze le soldatesche inglesi stipendiate dalla Repubblica di Pisa corsero e devastarono il nostro contado ardendo e predando, tanto dalla parte di Signa che dalla parte di Prato. Il povero Nozzi, come tutti gli altri cittadini soliti dimorare in villa, erasi a tempo « fuggito a Firenze in caccia per campare la persona » e non avea potuto mettere in salvo le sue robe, che rimasero esposte alla cupidigia degli assalitori.

Egli, passata la brutta burrasca, si prese cura di registrare le spese occorse in acconcimi e restauri e nel ricomprare quello che mancava, e le chiamò malinconicamente « spese assai come bisongniano a chi vive in questa vita del mondo ». Registrò anche il valore delle cose rubategli, accorgendosi che si arrivava alla somma di novanta fiorini almeno, e per lui non era poco. Ma dopo avere con pazienza registrato tutto ciò, se ne pentì ed evidentemente stanco e rattristato dette di frego alle dolorose memorie, scrivendoci sotto queste parole amare: « Vuolsi canciellare e darsi buon » tenpo e di tutto lodare Idio senpre e lasciare fare a Dio, che sa » e può quando e’ vuole. Deo gratias, amen ».

Carlo Carnesecchi.

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MCCCLXI, al nome di Dio amen

Ricordo di danari spesi quando menai molglie, cheffu adì XVIIII di settenbre anno detto; e altre spese e ricordanze fieno scritte apresso in questo libro di miei fatti e chose come ‘1 mondo porta.

Adì XVII di settenbre 1361 Gherardo mio padre, Nicholaio di Bindo Nozzi, e io Filippo di Gherardo detto chonfessamo da Franciescho di Itocelo Becchi avere auto per la dota della Bartolommea sua figliuola e mia donna fiorini cinquecento d’oro, charta per mano di ser Benedetto Tenpi da Chastelfiorentino.

[Per la camera nuziale]

  • Una lettiera, una chassa, uno chassone, uno lettuccio, di lengniame, nuove, e cinque
    serrame Serrame: sostantivo, cfr. italiano serrarne, “dispositivo per la chiusura di porte e finestre; serratura, chiavistello” (GDLI).
    alla cassa e chassone, costò in tutto
  • fiorini XVIII d’oro.
  • Uno
    sacchone Sacchone: sostantivo, cfr. italiano saccóne (ant. sacóné), “involucro di tela pesante imbottito di paglia, di cartocci di granoturco o di altre materie vegetali, posto, soprattutto un tempo, nei letti privi di rete fra il telaio e il materasso o usato come semplice giaciglio steso per terra o su assi di legno; pagliericcio” (GDLI).
    braccia XX, per soldi quattro e mezzo piccioli il braccio
  • fior. I, soldi XXIII piccioli.
  • XVIII kanne braccia uno di bordo, per soldi XI a fiorino kanna, per materassa e materassino fior. VI, libre III piccioli.
  • CLXXXXII libre di lana per materassa e materassino, per danari XX piccioli la libra fior. IIII, soldi LII piccioli.
  • VIIII kanne braccia due di veronese, per libre III soldi un piccioli kanna, per la
    coltricie Coltricie: sostantivo, dal latino Culcita o Cultrix o Culcitra (Du Cange), “un soffice sacco imbottito di piume (materasso)”; da Coltrice, “materasso, giaciglio” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine già in uso prima del 1304; deriva dal latino tardo cŭlcĭtra(m), vedi anche coltre.
    e due
    pimacci Pimaccio: sostantivo, cfr. piumàccio (pimàccio, piomàccio, piumàcio, piumazo, piumazzo), “cuscino di piume, guanciale. Anche: saccone di piume usato come coperta o giaciglio” (GDLI).
    fior. VIIII, soldi V piccioli.
  • CC libbre di penna per la coltricie e pimacci
  • fior. XX d’oro.
  • Due paia di lenzuola fior. XII, soldi XXIII.
  • Uno
    copertoio a trefolglie Copertoio: sostantivo, da copertòio, “coperta da letto assai pesante e ampia; coltre, coltrone; drappo, tovaglia” (GDLI); “ampia e pesante coperta da letto” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine usato dalla 1ª metà XIII secolo; deriva dal latino tardo coopertōrĭu(m), derivato di cooperīre “coprire”.
    fior. XIIII, soldi XV.
  • Uno copertoio di panno rosso fior. XXIII, soldi XXXV.
  • Una sargia franciescha fior. VIII, soldi XXIII.
  • Una coltre biancha fior. VI, soldi XXXV.
  • Una tavola di Dio, Nostra Donna Vergine Maria, e Santi
  • fior. II d’oro.
  • Due panchali di braccia XX fior. IIII.
  • Quattro
    charelli Charello: sostantivo, cfr. carello, “cuscino o basso sgabello imbottito: in un canto sopra un carello si pose a sedere (Boccaccio) | coperchio della latrina” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine in uso già dal 1348-53; dal francese carrel, dal latino *quadrellus, diminutivo di quadruus “quadrato”.
    fior. II.
  • Uno tapeto fior. IIII, soldi XLV.
  • Quattro ferri da cortina fior. — soldi X
  • Per chucitura, spaglio, la materassa materassino, e più cose
  • fior. III.
  • Per
    reticelle Reticella: sostantivo, cfr. italiano reticello, ovvero una trina (particolare lavorazione di filati) ad ago di origine veneziana (Wikipedia).
    , capelline e
    nape Nape: sostantivo, cfr. nappa, “salvietta”, con dissimilazione di m; “grosso nastro di seta” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine già in uso prima del 1470; deriva dal latino mappa(m).
    di seta fior. II

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[Donora]

  • Una roba di scarlatto, cottardita e maniche, chon bottoni d’ariento dorati e
    vaio Vaio: aggettivo, “vario, variegato”, “di colore, tendente al nero, spec. di alcuni frutti vicini alla maturazione come uva, susine, olive ecc” oppure “pelliccia ricavata dal mantello invernale degli scoiattoli siberiani, oggi più comunemente nota come petit-gris, usata un tempo per abiti di magistrati e alti dignitari: tornò tutto coperto di pelli di vai (Boccaccio)” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine della 2ª metà XIII secolo; deriva dal latino varĭu(m).
    fior. XXII d’oro.
  • Una roba di
    mischio Mischio: aggettivo, “mescolato”, definiz: “sust. Mescolanza, ma è proprio di lane, per fabricar panni” (Lessicografia della Crusca).
    di Borsella,
    guarnaccha Guarnaccha: sostantivo, cfr. guarnacca, “ampia sopravveste con lunghe maniche, cappuccio e fodera di pelliccia, in voga dal XIII al XVI secolo, portata dagli uomini e, meno frequentemente, dalle donne per ripararsi dal freddo e dalla pioggia” oppure “lunga veste da lavoro indossata dai contadini” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine della 2ª metà XIII secolo; deriva dal provenzale antico guarnaca, francese antico guarnache, probabile dal latino gaunaca, greco gaunákēs, di orig. persiana.
    e ghonella, bottoni d’ariento dorati e vaio fior. XXVI d’oro.
  • Una
    chotta Chotta: sostantivo, cfr. italiano cotta, “ampia tunica, con lunghe e larghe maniche (usata fino al secolo XVI da uomini e donne)” (GDLI); “tunica usata nel Medioevo come sopravveste maschile e femminile” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine usato dalla 2ª metà XIII secolo; deriva dal francese. cotte, dal francone *cotta “tunica, veste”.
    di drappo verde chon bottoni d’ariento
  • fior. XVIII d’oro
  • Uno vaio, pancie CVII fior. XI d’oro.
  • Due
    guarnelli Guarnello: sostantivo, “stoffa d’accia, bambagia o cotone, rasa o pelosa, che veniva usata anticamente per vesti modeste e ordinarie, o come fodera per abiti, coperte, guanciali, ecc.” (GDLI); “tessuto misto di lino e cotone, di scarso pregio” oppure “veste femminile scollata e senza maniche, portata un tempo dalle contadine” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine già in uso prima del1300; etimologia incerta, forse da guarnacca con sovrapposizione di -ello.
    fior. II d’oro.
  • Una
    ghamurra Ghamurra: sostantivo, cfr. camurra, “gonna di gala, portata dalle contadine; specie di mantello” (GDLI) o anche da gamurra, “nel Medioevo, ampia veste femminile foderata di pelliccia o di stoffa” (Dizionario Internazionale De Mauro). Il termine è della 2ª metà XIII secolo; deriva forse dall’arabo xumur, plurale di ximār “velo da donna”.
    fior. V d’oro.
  • Uno fodero fior. I d’oro.
  • Bottoni dorati per capucci fior. II d’oro.
  • Nastro d’oro, foggie per capucci e capelline
  • fior. III d’oro.
  • Una
    cotta Cotta: equivalente di:
    Chotta: sostantivo, cfr. italiano cotta, “ampia tunica, con lunghe e larghe maniche (usata fino al secolo XVI da uomini e donne)” (GDLI); “tunica usata nel Medioevo come sopravveste maschile e femminile” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine usato dalla 2ª metà XIII secolo; deriva dal francese. cotte, dal francone *cotta “tunica, veste”. (Accie cotte grosse libre quadraginta quactuor)
    vecchia di drappo fior. IIII d’oro.
  • Una
    cottardita Cottardita: sostantivo, “specie di ampia e lunga cotta” (GDLI), “cotta ampia e lunga con le insegne araldiche” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine in uso già prima del 1313, deriva dalla locuzione francese “cotte hardie”, composto di cotte (“cotta”) e forse il participio passato femminile di hardir “rendere duro”.
    dimezzata chon bottoni d’ariento e fregiatura di bottoncini
  • fior. XI d’oro.
  • Una cottardita di due
    mischi Mischio: aggettivo, “mescolato”, definiz: “sust. Mescolanza, ma è proprio di lane, per fabricar panni” (Lessicografia della Crusca).
    , chon fregio d’oro allo scollato
  • fior. IIII d’oro.
  • Due forzieri e uno forzerino a gilgli fior. XI d’oro.
  • Una roba dimezzata, cottardita e maniche, foderata di drappo, e bottoni d’argento fior. XII d’oro.
  • Una cottardita di mischio di Borsella, bottoni e vaio
  • fior. X d’oro.
  • Una cottardita di mischio fiorentino per ongni dì
  • fior. IIII d’oro.
  • Una cottardita e uno capuccio di sanguingnio e matello foderato
  • fior. XX d’oro.
  • Una roba dimezzata di biancho, colla
    cotta Cotta: equivalente di:
    Chotta: sostantivo, cfr. italiano cotta, “ampia tunica, con lunghe e larghe maniche (usata fino al secolo XVI da uomini e donne)” (GDLI); “tunica usata nel Medioevo come sopravveste maschile e femminile” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine usato dalla 2ª metà XIII secolo; deriva dal francese. cotte, dal francone *cotta “tunica, veste”. (Una chotta di drappo verde chon bottoni d’ariento).
    sua del drappo, chon
    vaio Vaio: aggettivo, “vario, variegato”, “di colore, tendente al nero, spec. di alcuni frutti vicini alla maturazione come uva, susine, olive ecc” oppure “pelliccia ricavata dal mantello invernale degli scoiattoli siberiani, oggi più comunemente nota come petit-gris, usata un tempo per abiti di magistrati e alti dignitari: tornò tutto coperto di pelli di vai (Boccaccio)” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine della 2ª metà XIII secolo; deriva dal latino varĭu(m).
    , bottoni, sarto, costò fior. X d’oro.
  • Una cotta fior. IIII d’oro.
  • Uno fodero fior. I d’oro.
  • Sei camicie a
    reticelle Reticella: sostantivo, cfr. italiano reticello, ovvero una trina (particolare lavorazione di filati) ad ago di origine veneziana (Wikipedia).
    , sei tovalgliuole, sei sciughatoi
  • fior. X d’oro.
  • Una roba di
    paonazzo Paonazzo: aggettivo,“di colore rosso violaceo” oppure “stoffa o vestito di tale colore” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine in uso già prima del 1363; deriva dal latino pavonacĕu(m) “simile alla coda del pavone”, der. di pavo, -onis “pavone”.
    , maniche, e bottoni d’ariento, e uno mantello di
    sciamito Sciamito: sostantivo, da “EXAMETUM, Examitum, Pannus holosericus” (Du Change), ovvero panno interamente in seta; cfr. italiano sciamito, “tessuto finemente lavorato, di velluto o di seta pesante, spec. di colore amaranto, usato in passato per paramenti o abiti sontuosi” (Dizionario Internazionale De Mauro). Testo in uso dal sec. XII; dal greco tardo heksámitos, composto di héks “sei” e mítos “filo”.
    foderato di drappo, e maniche di sciamito, e drappo e bottoni d’ariento, e uno mantello di
    soriano Soriano: aggettivo, “siriano”, derivato di Suria, italiano Siria, nome di uno stato dell’Asia occidentale. Fine XIII sec; dal latino medievale Sorianu(m).
    foderato di drappo, in tutto
  • fior. LXXX d’oro.
  • Uno forzerino fior. II d’oro.
  • Due
    cintole Cintola: sostantivo, cfr. italiano cintola “cintura per sostenere i pantaloni o per tenere i panni stretti alla vita” o “specie di borsa da denari, fatta a modo di cintura” (GDLI).
    d’argento fior. XX d’oro
  • Una borsa richamata fior. IIII d’oro.
  • Uno
    frenello Frenello: sostantivo, “ornamento femminile in forma di benda, di collanina o di diadema, che si usava, per lo più, per tener ferma la capigliatura”, “legaccio, stringa, nastro” (GDLI); “nell’accezione storica: antico ornamento femminile a forma di fascia, posto intorno alla fronte e usato specialmente per trattenere i capelli” (Dizionario Internazionale De Mauro).
    di perle fior. X d’oro.

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  • Uno diamante, uno smeraldo, uno anello di perle
  • fior. XV d’oro.
  • Una perla, una turchiese D. fior. . . . . . .
  • Una perla, una turchiese P. fior. . . . . . .

[Regali e conviti]

  • Per veli donati a monna Dea, e doni a Sandro e alla cameriera, al sensale, al prete, per la
    ghabella Ghabella: sostantivo, cfr. gabella, “tributo, imposta, spec. su un particolare consumo: riscuotere, pagare una gabella, gabella del grano | ufficio in cui si riscuoteva tale tributo; luogo in cui tale ufficio aveva sede” oppure “estensione colloquiale: tassa, tributo giudicato vessatorio” oppure “moneta d’argento coniata a Bologna nel sec. XVI” (Dizionario Internazionale De Mauro). Termine già in uso dal 1340; dall’arabo dialettale *gabēla, variante di qabāla, con sovrapposizione di -ella femm., vedi -ello, cfr. latino medievale gabella.
    della dota, al fante per lo chavallo, al cornamuso: in tutto fior. XXVI d’oro.
  • Per le nozze (e faciemole in contado) una vitella, venti paia di caponi, quindici di polastri, venti di pipioni, dodici di tortole, pesti, uova, formaggio, porcho per solcio, lardo, spezie, confetti, cera, gruogho, aranci, fiaschi, bicchieri, il chuocho, sue masserizie, mendare, scodelle, talglieri: in tutto fior. XL d’oro.
  • Per due mangiari, l’uno quando tornò la donna a chasa, l’altro a monna Dea e altre donne il dì chella Lisa ebe il forzerino pelle feste di Pasqua di Natale: in tutto costato fior. VI d’oro.

[Altre nozze]

Bertoldo di lachopo Manfredi adi vili di giennaio anno detto [1361] chonfessò la dota della Lisa d’Otto di Nozzo sua molglie, insieme chon Zanobi e Simone de Manfredi di Firenze, fiorini CL d’oro; e dielle l’anello.

E adì III di marzo anno detto ebbe anche in dota per non istimata uno pezzo di terra lavoratola posta nel popolo di San Piero a Sulicciano dirinpetto alla taverna della Casellina, e uno pezzo di vingna posto nel popolo della Pieve a Settimo dietro alla Casellina, per dota della detta mona Lisa sua molglie, charta di tutte le soprascritte chose per mano di ser Angniolo Latini da San Donnino del contado di Firenze. Fu la terra e vingna in tutto staiora XVII, panora III, a misura di Firenze a corda: ragionossi per ser Bandino Lapi fiorini 7 lo staioro. Si contò il detto Bertoldo.

Nomi persona Date Citazioni Ruoli/Mestieri Luoghi/Insediamenti Misure Numeri Abbreviazioni Materiali Oggettistica/Vestiario Glossario