Acconciature

La questione del velo, e più in generale e della copertura del capo e dei capelli, ha origine in epoca romana e si consolida ancora di più con gli scritti di S. Paolo. Nel XIII secolo i predicatori nelle chiese e le autorità cittadine di tutta Europa stabiliscono vere e proprie leggi, sia civili che religiose, per distinguere ciò che è permesso da ciò che non lo è, ma soprattutto ciò che è socialmente accettabile. Nel 1233 Frà Giovanni di Vicenza, predicando a Bologna proibisce alle donne di ornarsi i capelli e ingiunge loro di coprirsi il viso con un velo; verso il 1275 il Cardinale Latino Malabranca, legato pontificio, formula una serie di norme fra cui l’obbligo per le donne sposate con più di 18 anni a indossare il velo. Al capo coperto viene attribuita la funzione di distinguere le donne perbene dalle donne disoneste. Per il francescano Giovanni da Capestrano, non sarebbe sufficiente coprire la sommità del capo ma occorre “coprire di veli al testa per modo che ne possa vedere solo il volto” e non con veli troppo leggeri e trasparenti perché “… il velo posto sopra ad inoneste scollature anziché velare la disonestà ne indica le parti” .

Il primo problema a cui andiamo incontro è taglio moderno dei capelli. Spesso i nostri capelli hanno lunghezze, tagli e colori completamente diversi da quelli delle nostre trisavole, più semplice quindi nascondere tutto che cercare di mimetizzare improbabili shatush, o convincere moderne frangette della necessità di coprire la fronte dal lunedì al venerdì ma non durante la settimana.

Non esiste un solo modo per indossare il velo. Lo scopo di questo Workshop è proprio dimostrare che l’acconciatura, la cuffia, il velo non sono uno strumento di tortura o una mortificazione della nostra femminilità, ma anzi semmai un modo per valorizzarla attraverso un “accessorio obbligatorio”.