Il ricamo, arte di decorare con ago e filo le superfici dei tessuti di stoffa, nel medioevo aveva stretti legami anche con altre importanti forme d’arte come i manoscritti e gli arazzi. Vi sono dei frequenti esempi di prestito di motivi e disegni tra i vari professionisti.
I punti di ricamo usati durante tutto il medioevo sono quelli già conosciuti nell’antichità e che usiamo ancora oggi; punto filza o scritto, catenella, erba, punto strega od herringbone in tutte le sue varianti come molti altri sono già presenti, diversa è la sensibilità nell’uso, nel disegno e nella scelta dei colori che sono invece tipici di questi secoli.
L’arazzo di Bayeux è un’opera di dimensioni enormi, sessanta otto metri di lunghezza e cinquanta centimetri di altezza, esito della cucitura di nove drappi di lunghezza diversa, da due metri e mezzo fino a quasi quattordici metri. Per produrre i disegni sulla tela, sono stati usati fili di lana a dieci colori. La rappresentazione è molto ampia e comprende 627 persone (di cui solo 3 donne), 33 edifici, 32 navi e 738 animali. Nonostante le grosse dimensioni dell’opera, è stata prodotta per essere osservata da vicino poiché la dimensione delle singole figure e delle didascalie fa sì che solo uno spettatore molto vicino alla tela possa seguirne la narrazione. Le figure, ricamate in filo di lana, spiccano su un fondo neutro, del tutto privo di decorazioni in oro, seta o pietre preziose, come era invece probabilmente prassi per i ricami contemporanei.
La coperta di Usella e Guicciardini del XIV secolo, apparteneva al conte Ferdinando Guicciardini e la moglie, la contessa Maddalena, la ritrovò nella villa di Usella, a Prato, nel 1890 ed è oggi esposta al museo Davanzati di Firenze mentre la sua gemella, sempre di proprietà della stessa famiglia, si trova oggi nella collezione delV&A Museum. La misura è di 2,05×246 metri ed è composta da due teli longitudinali sovrapposti e uniti tra di loro in modo tale da formare corpi ricamati e poi imbottiti. L’opera è stata eseguita con filato di lino, marrone scuro, nocciola e beige, mentre il fondo con filato di lino bianco. I soggetti rappresentati sono impaginati in scene e formelle accompagnate da scritte in dialetto siciliano a caratteri gotici; questi narrano una delle probabili versioni e tramandateci dall’antico retaggio celtico diffusosi dal Nord al Centro Italia, sui miti letterari epico-cavallereschi e in modo particolare sul poema di Tristano e Isotta. L’opera racconta sei scene, quattro nelle formelle centrale riquadrate dalla cornice decorata da un motivo a quadrifogli, due più lunghe che compongono il lato sinistro e il bordo inferiore; queste ultime non sono riquadrate. Tutti i particolari vengono definiti con molta libertà nello spazio geometrico a disposizione, mentre pochi elementi naturalistici alludono al luogo in cui avvengono i fatti. La triplice direzione delle scene e delle scritte mette in evidenza che la coperta o quilt, termine con cui la coperta gemella del Victoria & Albert Museum (esposta al museo Davanzati a Firenze) è stata classificata nella sezione tessili medievali, era destinata forse a essere posta sopra un piano, il che potrebbe spiegare il verso delle scene nei bordi.
Piviale del Vaticano
Il piviale del Vaticano della fine del XIII secolo fu ricamato con filo d’argento dorato e argento e sete colorate. Contiene varie scene e figure: al centro, il frontespizio mostra, dal basso verso l’alto, la Vergine in trono col Bambino, la Crocifissione e l’Incoronazione della Vergine; le stelle sulle parti laterali contengono apostoli e santi martiri; e le aree tra i pannelli sono occupate da serafini a sei ali in piedi su delle ruote.
Piviale della Passione
Apparteneva a Clemente V, il papa trecentesco che era stato arcivescovo di Bordeaux, allora sotto il dominio inglese. È stato conservato nella cattedrale della città natale di Clemente, Saint-Bertrand de Comminges, in Guascogna. Oltre ad essere un superbo esempio di opus anglicanum, è anche affascinante per il suo suggerimento di possibili relazioni del ricamo con altre forme d’arte correnti, poiché ci sono dettagli che riecheggiano sia il lavoro corrente in avorio che le miniature dei manoscritti.
Piviale di Bologna
Il piviale di Bologna dell’inizio del XIV secolo fu ricamato con filo d’argento dorato e d’argento e sete colorate nella parte inferiore. La base di lino del piviale è completamente coperta con ricamo. Il design consiste in due bande concentriche di arcate gotiche, che ospitano una sequenza di scene narrative. La fascia inferiore contiene storie dell’infanzia di Cristo, seguite dal martirio di San Tommaso Becket; tutte le scene sono incorniciate da archi di cinquefoil, e nei pennacchi ci sono angeli musicisti che suonano diversi strumenti. La fascia superiore contiene scene della Passione, seguite da apparizioni di Cristo risorto. Qui le storie sono sistemate sotto gli archi trifogliati, e i pennacchi contengono angeli che tengono corone e altri oggetti. Sopra ogni arcata, una stretta fascia decorativa contiene le teste dei santi maschi; al centro della fascia superiore si trovano i tratti distintivi di San Pietro e San Paolo, che incorniciano una rappresentazione insolita del Volto Santo. Quasi tutti i santi sono disposti in coppie, conversando tra loro, e sono racchiusi in cornici di stelle a otto punte, una forma che si trova anche sul piviale di Vaticano. Questi sono circondati da palmette stilizzate e coppie di uccelli. Il ricamo è completato da due angeli che si alzano nello scomparto superiore del piviale; essi inquadrano l’area in cui il piviale, ora mancante, sarebbe stata. A parte l’armatura d’argento dei soldati e alcuni dettagli decorativi, la maggior parte delle immagini è lavorata con sete colorate; il filo d’oro nella parte inferiore è utilizzato principalmente per fornire uno sfondo d’oro scintillante. Questo piviale è uno dei primi esempi sopravvissuti di un tentativo di accostamento della disposizione delle scene sulla superficie del paramento di forma semicircolare. In contrasto con i disegni che utilizzano la cornice geometrica per adattarsi alle immagini, questo layout evita la necessità di tagliare scene o figure. Forse a causa dell’attenzione alle scene narrative, la parte posteriore del frontespizio non ha un’enfasi verticale, sebbene la scena della Crocifissione sia ancora in un punto centrale.
Piviale di Pienza
Il piviale di Pienza dell’inizio del XIV secolo, ricamato con filo d’argento dorato e argento e sete colorate e probabilmente l’esempio meglio conservato di opus anglicanum, è disposto in tre livelli principali di scene, ciascuna sotto un arco gotico che emerge da colonne foliate intrecciate. Nel registro più basso si trovano storie di santa Margherita d’Antiochia e di santa Caterina d’Alessandria, mentre i due registri superiori sono dedicati a scene della vita della Vergine. Tra di loro, in cornici a forma di cuore, sopra il registro più basso, ci sono gli apostoli che portano pergamene con passaggi dal Credo e, sopra il registro centrale, mezze figure di profeti e re, alcuni dei quali antenati di Cristo. Nella parte superiore del piviale si trovano due angeli, con il piviale tra di loro, a sua volta raffigurante due angeli coronati.
Piviale di Hildesheim
Il piviale di Hildesheim dell’inizio del XIV secolo e originario della Germania, fu ricamato con fili di seta colorati e filo d’argento dorato. Ha una forma semicircolare e la scena raffigurata è il martirio dei Santi. Il piviale è completamente coperto da una serie di motivi geometrici e le singole figure sono definite con la tecnica chiamata stem stitch, utilizzata solitamente per fare i contorni e nervature. Alcuni punti del ricamo sono consumati, lasciando scoperto il tessuto di base. Lo sfondo del piviale è riempito con il colore verde con la tecnica del brick stitch. Oggi il reperto si trova presso Victoria and Albert Museum di Londra.
Figure danzanti
Figure danzanti del XIV secolo fu ricamato con la tecnica del doppio brick stitch e probabilmente era originario della cattedrale di Halberstadt (Germania). I materiali utilizzati sono il tessuto di lino a trama uniforme e fili di seta colorati, tuttavia non è possibile ricostruire con precisione i colori utilizzati poiché il reperto è stato danneggiato. Il disegno ricamato è sbiadito e mancano alcune porzioni, motivo per il quale per riempire le lacune sono state confrontate le diverse figure deteriorate. Gli unici colori sopravvissuti sono il verde e il blu, anche se Mitchell suppone l’esistenza anche di altri colori come il bianco e il marrone chiaro. Restaurato, il ricamo mostra una scena pacifica nella quale delle figure femminili, che indossano copricapi, danzano con le mani intrecciate tenendo dei fiori in alto, mentre ai loro piedi ci sono dei cani che si impennano e saltellano.
Parte di una stola o manipolo
Parte di una stola o manipolo del XIV secolo, probabilmente originario della cattedrale di Halberstadt è un reperto molto appariscente per via dei colori utilizzati: rosso brillante, giallo e verde. Probabilmente fu pensato come parte di un capo di abbigliamento religioso, forse una stola o un manipolo. Attaccato all’estremità della striscia ricamata, c’è un pannello decorato con nappe ricamate con la tecnica stem stitch per risaltarle. La tecnica di ricamo utilizzata per il resto del ricamo è il doppio brick stitch. Oggi il reperto si trova presso Victoria and Albert Museum di Londra.
Frammento fasciato
Frammento fasciato del XIV secolo fu ricamato con la tecnica brick stitch e satin stitch. Il materiale utilizzato per la realizzazione sono il lino e i fili di seta colorati di bianco, blu e marrone chiaro. I motivi geometrici sono disposti in un motivo a zig-zag e lo sfondo è distinto utilizzando un punto più corto per riempirlo. Gli altri motivi sono dello stesso colore dello sfondo, ma ricamati con dei punti più lunghi per metterli in risalto. È ancora ignoto l’utilizzo di questa decorazione. Il tessuto è il lino e i fili di seta colorati di bianco, blu e marrone chiaro. Oggi il reperto si trova presso Victoria and Albert Museum di Londra.
* Labarge, 1999: 77-78
Essendo il ricamo un qualcosa di opzionale, viene eseguito dopo che l’intero processo di tessitura, tintura e finitura è stato completato;*Staniland, 1991: 4
questa definizione distingue perciò l’arte del ricamo e quella della tessitura, poiché il primo avviene in un momento successivo, quando il panno che sia esso di lino, cotone, lana, seta o velluto elegante è già stato sottoposto alla tessitura.*Labarge, 1999: 78
Sono molti i termini usati in questo periodo per indicare il ricamo, fra i più comuni ricordiamo quello derivato dal latino “frixiatum” che ritroviamo nei documenti nella forma volgare di frixiato, fregiato, sfrisato ecc.ecc e quello derivato dall’arabo “raquam” da cui il volgare racchamato, rechamato fino all’odierno ricamato; meno frequente ma pur presente il termine “broidura” parola di probabile origine celto-gallica da cui deriva l’attuale termine francese per indicare il ricamo, ovvero broderie. Il termine latino “tapetum” indica un lavoro di grandi dimensioni che può essere sia tessuto che ricamato e che può essere utilizzato sia steso a terra che appeso, ed è quindi riferito più alla dimensione che alla tecnica di realizzazione.*Labarge, 1999: 78
Lo sviluppo del ricamo dal XII al XV secolo fu segnato dalla crescente eleganza e ricchezza dell’arte. Tanti ricami erano lavorati su tessuti sempre più eleganti, come il damasco e il velluto, ed erano spesso adornati con oro e argento massiccio e fili d’oro e d’argento. C’era anche un maggiore uso di pietre preziose e semipreziose, soprattutto perle, per arricchire l’opera. Come scrive Labarge, i ricami più fini tendevano ad essere realizzati in laboratori specializzati, poiché la loro creazione poteva essere richiesta dalle crescenti richieste reali. Nel 1246 Innocenzo IV fu molto colpito dai bellissimi e ricchi ricami sulle vesti degli ecclesiastici inglesi che apparivano alla sua corte. Questi ricami, noti come opus anglicanum, hanno come particolarità l’abbondanza dell’uso di oro e filo d’oro e il fatto che il filo veniva tirato e fissato sul lato inferiore del tessuto.
L’importanza del ricamo come parte preziosa dell’attività commerciale londinese nel XIII secolo è ben illustrata dalla carriera estremamente redditizia di Adam de Basing, uno dei più importanti mercanti reali a Londra negli anni dal 1238 al 1260. La sua ricchezza si basava in misura considerevole sulle sue vendite di ricchi tessuti e paramenti ricamati alla casa reale. A questo punto, sottolinea Labarge il ricamo era diventato anche una forma riconosciuta di lavoro ben retribuito, grazie al quale un numero crescente di persone si guadagnava da vivere, sia in laboratori di gruppo che individualmente facendo lavori a cottimo (il compenso che percepiscono è commisurato alla quantità di lavoro prodotto, non dalla durata di svolgimento). I documenti del XIV secolo suggeriscono una domanda sempre crescente da parte delle corti, della nobiltà e degli eccleastici per ricami sempre più spettacolari e costosi. Ottawa ebbe la fortuna di avere diversi esempi di ricamo secolare del XIV secolo esposti nella mostra del Art and the Courts del 1972, tra cui uno straordinario esempio di questo tipo di lavoro, noto come Piviale della Passione, mentre tra i tesori secolari italiani esposti c’era il Piviale del Vaticano, il Piviale di Bologna e il Piviale di Pienza. (vedi voci esempi opus anglicanum)
In Italia, l’arte del ricamo riceve un’ulteriore spinta grazie alle innovazioni tecniche ed ai nuovi disegni che dopo la conquista della Sicilia fondano il thiraz, laboratorio di tessitura e ricamo, in cui si confezionavano gli abiti e i parametri del sultano e della sua corte. Il verbo ricamare deriva dall’arabo raqama o raqqama. Il thiraz continuò la sua attività anche dopo la conquista normanna. Dalla Sicilia le tecniche arabe si diffusero per tutta la penisola e di qui al resto d’Europa, ogni zona elaborò un proprio stile, influenzato dal gusto e dalla disponibilità del materiale locale.*Stragapede, 2006: 309
Tecniche
I punti di ricamo usati durante tutto il medioevo sono quelli già conosciuti nell’antichità e che usiamo ancora oggi; punto filza o scritto, catenella, erba, punto strega od herringbone in tutte le sue varianti come molti altri sono già presenti, diversa è la sensibilità nell’uso, nel disegno e nella scelta dei colori che sono invece tipici di questi secoli.
*Piccolo Paci e Baldassari, 2019: 54-55
Ma come tutti i periodi, anche questo ha le sue mode ed infatti fra i più diffusi troviamo il Brick stitch, un punto della famiglia “a fili contati” come il Perugino, il Parigi, il Gobelin; questa particolarmente minuziosa, permette una perfetta riproduzione dei motivi geometrizzanti tanto diffusi ed amati nei pavimenti cosmateschi delle cattedrali o nei capolettera dei manoscritti miniati; reperti di questo genere ci sono pervenuti non solo nel piviale di Hildesheim, che citeremo più avanti, ma anche in scatoline e scarselle trasformate in porta reliquie. Questa tecnica ha infatti il risultato di rendere più spesso e strutturato il lino usato come tessuto di base e quindi portare alla realizzazione di oggetti particolarmente robusti e durevoli. Indubbiamente però la tecnica regina di questi secoli centrali è l’Opus Anglicanum o Opus Florentino; solitamente realizzato in seta e filo d’oro i maestri di questa tecnica, attraverso l’uso di punti piccolissimi, 2-3 mm, riescono a donare alle figure un effetto tridimensionale semplicemente sfruttando l’inclinazione dei punti e la capacità della seta di riverberare la luce. Altra particolarità di questa tecnica sono i fondi d’oro, lavorati a punto posato; questa tecnica è molto interessante perché permette di risparmiare il filato e di non “stressarlo” trattandosi in realtà di una sottilissima lamina di metallo avvolta attorno ad un filo di seta, quindi con l’aiuto di un altro ago e di un filo robusto si aggancia l’oro e si spinge leggermente dentro il tessuto, creando motivi geometrici come griglie o zig-zag.*Mitchell, 1995: 5-6
Riguardo al disegno, esso veniva leggermente tracciato col carboncino solitamente sul tessuto superiore oppure su carta da spolvero o disegno, appoggiata sul tessuto e tolta poi man mano che la lavorazione veniva eseguita, le linee definitive venivano ripassate a pennellino intinto nell’inchiostro e il carbone veniva spazzolato via, con la tecnica dello spolvero. In altri casi l’artista vendeva al ricamatore i disegni su carta e gli forniva anche dei cartoni colorati.*Stragapede, 2006: 311-12
Nei reperti giunti fino a noi, ovviamente i prodotti più pregiati di quest’arte, possiamo vedere la predominanza quasi assoluta del filo di seta e del filo d’oro o d’argento; il lavoro di ricamo usava generalmente come base una robusta tela di lino, la più adatta a sostenere questa lavorazione, solo dal XV secolo in poi invarrà l’abitudine di ricamare su tessuti di pregio, come broccati e damaschi, allo scopo di esaltarne ancora di più il valore. La preparazione del filo d’oro era svolta in botteghe specializzate dai “batiloro”, particolarmente rinomate quelle di Firenze e Venezia mentre la zona milanese era famosa per le produzioni di fili di seta.*Muzzarelli, 1999: 229-236
La presenza di altri tipi di filati usati per ricamare è comunque attestata, citiamo per tutti l’Arazzo di Bayeaux ricamato in lana. Non dimentichiamo che il ricamo nasce anche dal desiderio di abbellire i capi di tutti i giorni, punto filza, erba, strega nascono e si sviluppano dalle normali cuciture per finire negli inventari dell’epoca come decorazioni ai cappucci listati.* Piccolo Paci e Baldassari, 2019: 53-55
Citiamo qui anche la particolare tecnica del trapunto, tecnica che prevedeva l’uso di due o tre strati di tessuto in cui il punto filza contorna il disegno imbottito, tecnica di cui ci restano due spettacolari reperti del XIV-XV secolo, specialità dei laboratori siciliani.
L’Arazzo di Bayeux
L’arazzo di Bayeux è un’opera di dimensioni enormi, sessanta otto metri di lunghezza e cinquanta centimetri di altezza, esito della cucitura di nove drappi di lunghezza diversa, da due metri e mezzo fino a quasi quattordici metri. Per produrre i disegni sulla tela, sono stati usati fili di lana a dieci colori. La rappresentazione è molto ampia e comprende 627 persone (di cui solo 3 donne), 33 edifici, 32 navi e 738 animali. Nonostante le grosse dimensioni dell’opera, è stata prodotta per essere osservata da vicino poiché la dimensione delle singole figure e delle didascalie fa sì che solo uno spettatore molto vicino alla tela possa seguirne la narrazione. Le figure, ricamate in filo di lana, spiccano su un fondo neutro, del tutto privo di decorazioni in oro, seta o pietre preziose, come era invece probabilmente prassi per i ricami contemporanei.
* Provero, 2020: 1
Il ricamo narra la conquista del regno inglese da parte del duca Guglielmo di Normandia nell’autunno del 1066, con la sconfitta e la morte del re Harold nella battaglia di Hastings, il 14 ottobre. Questi numerosissimi studi hanno permesso di delineare con sicurezza alcuni dati fondamentali: il ricamo fu prodotto nell’abbazia di Saint Augustine di Canterbury non molti anni dopo gli eventi, probabilmente in base a una committenza di Oddone vescovo di Bayeux e fratellastro del duca Guglielmo, non tanto per celebrare le imprese del duca, ma piuttosto per affermare la legittimità del dominio normanno sull’Inghilterra, contemperata però dall’onore reso all’ultimo re anglosassone, Harold. Non sappiamo invece quale dovesse essere la collocazione originaria del ricamo: non solo il luogo specifico in cui fu esposto, ma neppure il tipo di edificio a cui era destinato (cattedrale, monastero, palazzo nobiliare).* Provero, 2020: 2-3
La Coperta di Usella e Guicciardini
La coperta di Usella e Guicciardini del XIV secolo, apparteneva al conte Ferdinando Guicciardini e la moglie, la contessa Maddalena, la ritrovò nella villa di Usella, a Prato, nel 1890 ed è oggi esposta al museo Davanzati di Firenze mentre la sua gemella, sempre di proprietà della stessa famiglia, si trova oggi nella collezione delV&A Museum. La misura è di 2,05×246 metri ed è composta da due teli longitudinali sovrapposti e uniti tra di loro in modo tale da formare corpi ricamati e poi imbottiti. L’opera è stata eseguita con filato di lino, marrone scuro, nocciola e beige, mentre il fondo con filato di lino bianco. I soggetti rappresentati sono impaginati in scene e formelle accompagnate da scritte in dialetto siciliano a caratteri gotici; questi narrano una delle probabili versioni e tramandateci dall’antico retaggio celtico diffusosi dal Nord al Centro Italia, sui miti letterari epico-cavallereschi e in modo particolare sul poema di Tristano e Isotta. L’opera racconta sei scene, quattro nelle formelle centrale riquadrate dalla cornice decorata da un motivo a quadrifogli, due più lunghe che compongono il lato sinistro e il bordo inferiore; queste ultime non sono riquadrate. Tutti i particolari vengono definiti con molta libertà nello spazio geometrico a disposizione, mentre pochi elementi naturalistici alludono al luogo in cui avvengono i fatti. La triplice direzione delle scene e delle scritte mette in evidenza che la coperta o quilt, termine con cui la coperta gemella del Victoria & Albert Museum (esposta al museo Davanzati a Firenze) è stata classificata nella sezione tessili medievali, era destinata forse a essere posta sopra un piano, il che potrebbe spiegare il verso delle scene nei bordi.
* Stragapede, 2006: 301-304
Esempi di Opus Anglicanum
Piviale del Vaticano
Il piviale del Vaticano della fine del XIII secolo fu ricamato con filo d’argento dorato e argento e sete colorate. Contiene varie scene e figure: al centro, il frontespizio mostra, dal basso verso l’alto, la Vergine in trono col Bambino, la Crocifissione e l’Incoronazione della Vergine; le stelle sulle parti laterali contengono apostoli e santi martiri; e le aree tra i pannelli sono occupate da serafini a sei ali in piedi su delle ruote.
* Pritchard, 2017: 146
Nella scena della crocifissione sia la croce che la corona di spine che adornano la testa di Cristo sono ricamate in verde, sottolineando il rapporto tra la crocifissione, la croce vivente e l’Albero della Vita. Questo motivo, particolarmente adatto per ricami usati nel contesto dell’Eucaristia, sarebbe diventato standard per il ricamo opus anglicanum negli anni a venire, così come il modo di raffigurare l’Incoronazione della Vergine o Cristo che benedice una Vergine già incoronata.* Pritchard, 2017: 150, Vaticano, Musei Vaticani, n. 64001
Piviale della Passione
Apparteneva a Clemente V, il papa trecentesco che era stato arcivescovo di Bordeaux, allora sotto il dominio inglese. È stato conservato nella cattedrale della città natale di Clemente, Saint-Bertrand de Comminges, in Guascogna. Oltre ad essere un superbo esempio di opus anglicanum, è anche affascinante per il suo suggerimento di possibili relazioni del ricamo con altre forme d’arte correnti, poiché ci sono dettagli che riecheggiano sia il lavoro corrente in avorio che le miniature dei manoscritti.
* Labarge, 1999: 87
La descrizione tradotta dal francese è concisa: “Su uno sfondo bianco, tra uno sfondo vegetale e uno zoomorfo, i Medallion contengono 18 figure di profeti e 17 scene della Passione.”* Charensol, 1965, no. 491
Labarge descrive come l’intero schema iconografico sia complesso e accuratamente elaborato. Forse la cosa più interessante è il suo ampio uso del bestiario e un numero particolarmente elevato di uccelli studiati attentamente. Sul piviale compaiono una ventina di specie che vanno dal cigno al pavone al picchio comune, al piccione e all’uccello. Sembra che le ricamatrici o il disegnatore abbiano copiato gli uccelli da un quaderno di modelli, forse il quaderno medievale ora nella biblioteca del Magdalene College di Cambridge.* Labarge, 1999: 87
Questo taccuino con i disegni di diverse specie di uccelli mostra la stessa cura per l’esattezza dei trattati contemporanei sulla falconeria, e la sua influenza può essere rintracciata anche negli uccelli raffigurati nei manoscritti coevi.* Labarge, 1999: 87, Saint-Bertrand de Comminges, Guascogna
Piviale di Bologna
Il piviale di Bologna dell’inizio del XIV secolo fu ricamato con filo d’argento dorato e d’argento e sete colorate nella parte inferiore. La base di lino del piviale è completamente coperta con ricamo. Il design consiste in due bande concentriche di arcate gotiche, che ospitano una sequenza di scene narrative. La fascia inferiore contiene storie dell’infanzia di Cristo, seguite dal martirio di San Tommaso Becket; tutte le scene sono incorniciate da archi di cinquefoil, e nei pennacchi ci sono angeli musicisti che suonano diversi strumenti. La fascia superiore contiene scene della Passione, seguite da apparizioni di Cristo risorto. Qui le storie sono sistemate sotto gli archi trifogliati, e i pennacchi contengono angeli che tengono corone e altri oggetti. Sopra ogni arcata, una stretta fascia decorativa contiene le teste dei santi maschi; al centro della fascia superiore si trovano i tratti distintivi di San Pietro e San Paolo, che incorniciano una rappresentazione insolita del Volto Santo. Quasi tutti i santi sono disposti in coppie, conversando tra loro, e sono racchiusi in cornici di stelle a otto punte, una forma che si trova anche sul piviale di Vaticano. Questi sono circondati da palmette stilizzate e coppie di uccelli. Il ricamo è completato da due angeli che si alzano nello scomparto superiore del piviale; essi inquadrano l’area in cui il piviale, ora mancante, sarebbe stata. A parte l’armatura d’argento dei soldati e alcuni dettagli decorativi, la maggior parte delle immagini è lavorata con sete colorate; il filo d’oro nella parte inferiore è utilizzato principalmente per fornire uno sfondo d’oro scintillante. Questo piviale è uno dei primi esempi sopravvissuti di un tentativo di accostamento della disposizione delle scene sulla superficie del paramento di forma semicircolare. In contrasto con i disegni che utilizzano la cornice geometrica per adattarsi alle immagini, questo layout evita la necessità di tagliare scene o figure. Forse a causa dell’attenzione alle scene narrative, la parte posteriore del frontespizio non ha un’enfasi verticale, sebbene la scena della Crocifissione sia ancora in un punto centrale.
* Pritchard, 2017: 176, Bologna, Museo Civico Medievale, n. 2040
Piviale di Pienza
Il piviale di Pienza dell’inizio del XIV secolo, ricamato con filo d’argento dorato e argento e sete colorate e probabilmente l’esempio meglio conservato di opus anglicanum, è disposto in tre livelli principali di scene, ciascuna sotto un arco gotico che emerge da colonne foliate intrecciate. Nel registro più basso si trovano storie di santa Margherita d’Antiochia e di santa Caterina d’Alessandria, mentre i due registri superiori sono dedicati a scene della vita della Vergine. Tra di loro, in cornici a forma di cuore, sopra il registro più basso, ci sono gli apostoli che portano pergamene con passaggi dal Credo e, sopra il registro centrale, mezze figure di profeti e re, alcuni dei quali antenati di Cristo. Nella parte superiore del piviale si trovano due angeli, con il piviale tra di loro, a sua volta raffigurante due angeli coronati.
* Pritchard, 2017: 205
Dettagli del disegno sono stati originariamente coperti con perle, le quali non sono state conservate; il filo di lino bianco utilizzato per fissarle, infatti, è l’unica traccia sopravvissuta. Il piviale conserva anche il suo originale stolone, sul quale vengono raffigurati animali e piante, e il bordo esterno, sul quale sono raffigurati animali stilizzati in una cornice intricata.* Pritchard, 2017: 205-209, Pienza, Palazzo Borgia, Museo Diocesano
Esempi di tecnica Brick Stitch
Piviale di Hildesheim
Il piviale di Hildesheim dell’inizio del XIV secolo e originario della Germania, fu ricamato con fili di seta colorati e filo d’argento dorato. Ha una forma semicircolare e la scena raffigurata è il martirio dei Santi. Il piviale è completamente coperto da una serie di motivi geometrici e le singole figure sono definite con la tecnica chiamata stem stitch, utilizzata solitamente per fare i contorni e nervature. Alcuni punti del ricamo sono consumati, lasciando scoperto il tessuto di base. Lo sfondo del piviale è riempito con il colore verde con la tecnica del brick stitch. Oggi il reperto si trova presso Victoria and Albert Museum di Londra.
* Mitchell, 1995: 30-31
Figure danzanti
Figure danzanti del XIV secolo fu ricamato con la tecnica del doppio brick stitch e probabilmente era originario della cattedrale di Halberstadt (Germania). I materiali utilizzati sono il tessuto di lino a trama uniforme e fili di seta colorati, tuttavia non è possibile ricostruire con precisione i colori utilizzati poiché il reperto è stato danneggiato. Il disegno ricamato è sbiadito e mancano alcune porzioni, motivo per il quale per riempire le lacune sono state confrontate le diverse figure deteriorate. Gli unici colori sopravvissuti sono il verde e il blu, anche se Mitchell suppone l’esistenza anche di altri colori come il bianco e il marrone chiaro. Restaurato, il ricamo mostra una scena pacifica nella quale delle figure femminili, che indossano copricapi, danzano con le mani intrecciate tenendo dei fiori in alto, mentre ai loro piedi ci sono dei cani che si impennano e saltellano.
* Mitchell, 1995: 16-17
Parte di una stola o manipolo
Parte di una stola o manipolo del XIV secolo, probabilmente originario della cattedrale di Halberstadt è un reperto molto appariscente per via dei colori utilizzati: rosso brillante, giallo e verde. Probabilmente fu pensato come parte di un capo di abbigliamento religioso, forse una stola o un manipolo. Attaccato all’estremità della striscia ricamata, c’è un pannello decorato con nappe ricamate con la tecnica stem stitch per risaltarle. La tecnica di ricamo utilizzata per il resto del ricamo è il doppio brick stitch. Oggi il reperto si trova presso Victoria and Albert Museum di Londra.
* Mitchell, 1995: 18-19
Frammento fasciato
Frammento fasciato del XIV secolo fu ricamato con la tecnica brick stitch e satin stitch. Il materiale utilizzato per la realizzazione sono il lino e i fili di seta colorati di bianco, blu e marrone chiaro. I motivi geometrici sono disposti in un motivo a zig-zag e lo sfondo è distinto utilizzando un punto più corto per riempirlo. Gli altri motivi sono dello stesso colore dello sfondo, ma ricamati con dei punti più lunghi per metterli in risalto. È ancora ignoto l’utilizzo di questa decorazione. Il tessuto è il lino e i fili di seta colorati di bianco, blu e marrone chiaro. Oggi il reperto si trova presso Victoria and Albert Museum di Londra.
* Mitchell, 1995: 20-21