Nella nostra associazione capita che nel progetto di ricostruzione di un abito, un ricamo, una passamaneria -sia nel momento di studio che nel realizzazione vera e propria- di inventare affettuosi nomignoli con cui chiamiamo l’oggetto del nostro lavoro. Fino ad oggi non abbiamo mai fatto caso a questa consuetudine, dando per scontato che fosse una prassi dettata dalla praticità e dal divertimento che troviamo nel nostro lavoro. In realtà soffermandomi un attimo a pensare da dove nasce quest’abitudine mi rendo conto che essa non è dettata dalla praticità, ma dall’entusiasmo di entrare in confidenza con la nostra ricerca e la sua realizzazione.
Il Roncolino, è il nome con cui chiamiamo l’abito realizzato sullo studio di una particolare figura femminile presente nei famosi affreschi della Stua da Bagno di Castel Roncolo a Bolzano.

La scelta di lavorare proprio su questo abito è stata dettata da motivazioni personali intriganti e divertenti, che non spiegheremo qui perchè è giusto che restino nel mistero, come ad oggi resta nel mistero il vero uso della Stua da Bagno di Castel Roncolo. Quello che possiamo dire è che fin da subito questo modello ha rappresentato ciò che a noi piace molto, una sfida.
Schloss Runkelstein, in italiano Castel Roncolo, è soprannominato “Il maniero illustrato” proprio perchè conserva il più ampio ciclo di affreschi di epoca medioevale. Costruito nel 1237 dai fratelli von Wange fu acquistato più di un secolo dopo da altri due fratelli, Niklaus e Franz Vintler, appartenenti ad una ricca famiglia di commercianti di Bolzano, che lo fecero affrescare con soggetti di carattere profano; gli affreschi risalgono al 1388 circa e gli autori restano, ad oggi, ignoti.
Il primo passo per realizzare Il Roncolino è stato proprio il confrontare e confrontarsi sulle le fonti iconografiche sui colori da utilizzare, le fotografie non sempre riportano i colori corretti e per quanto gli affreschi siano ben conservati non è stato semplice decidere quali utilizzare. In questo ci è venuta in aiuto la nostra amica Marina Mascher, ovvero Adelheid von Schenna Signora del Gruppo Starkenberg, che conosce bene il castello e i suoi tesori e ci ha accuratamente descritto gli affreschi con un attento esame dal vivo.
Confrontare il nuovo progetto con altri modelli dell’epoca ci ha fatto scartare l’ipotesi che la parte anteriore sinistra fosse di un unico colore rosso, come poteva sembrare dalle proporzioni dell’immagine. Sempre in fase di studio dell’immagine escludendo tessuti in seta o altri tipo di tessuti damascati, ovviamente i velluti non sono stati neppure presi in considerazione, abbiamo deciso di utilizzare tessuti in lana. Il passo successivo è stato misurare e disegnare le parti dell’abito e sopratutto decidere le proporzioni dei pezzi –che sono 10 per vestito, 10 per le maniche e 16 per i polsi– è stato un passo fondamentale per ricreare la giusta armonia tra le parti.

Una volta disegnato il progetto su carta, abbiamo cominciato a cercare la lana, avevamo già deciso che sarebbe stato realizzato in panno di lana leggera, e qui è cominciata la vera e propria odissea! Trovare un buon tessuto in pura lana non è semplice di per se, trovarlo in 5 diversi colori precisi poi. Dopo molte ricerche abbiamo trovato il materiale, ed eravamo anche soddisfatte, ma si sa che quando ti piace fare e sopratutto ti piace fare al meglio, anche il più piccolo dettaglio che non ti convince ti ronza in testa e ti tormenta… allora parte la videochiamata di gruppo, “Ragazze è da ieri che ci penso, il rosa è troppo pallido e il dorato vira troppo al verde. Non sono convinta” e, a sottolineare la sintonia in cui Gilda Historiae lavora, ti senti rispondere “Si, ho già tinto e corretto il tessuto dorato e creato il rosa più intenso”. Una volta definiti i colori abbiamo realizzato il modello in scala, con il tessuto stesso, per meglio renderci conto della resa e vestibilità.
Dopo aver tagliato e assemblato le varie parti abbiamo deciso di applicare un bordo in tubolar selvedge sulla parte rossa dell’apertura anteriore, questo per dare rinforzo all’attaccatura dei bottoni che abbiamo realizzato in perle di fiume naturale.
Una delle particolarità degli abiti rappresentati negli affreschi di Castel Roncolo, e in altri dipinti e miniature del periodo, è lo scollo particolarmente ampio che lascia le spalle molto scoperte facendo si che le spalline che non superano i 2/3 cm di altezza si trovino a sostenere tutto il peso dell’abito appoggiando solo sugli omeri. Ci siamo a lungo interrogate su come poteva funzionare questa scollatura, che doveva essere ampia ma funzionale, per non lasciare la dama nuda al minimo movimento. Analizzando le immagini abbiamo notato che in tutti gli abiti rappresentai con una scollatura simile presentavano un bordo, ovviamente diverso nel colore, ma sempre presente. Questo ci ha fatto ipotizzare una particolare costruzione dello stesso, che si è rivelata essere un bordo tessuto a tavolette. Per assolvere al meglio il suo compito di dare struttura e sostegno e che impedisca all’abito di scivolare oltre la spalla, il bordo è stato tessuto direttamente sull’abito seguendo il disegno della scollatura. Questo metodo di tessitura implica una serie di aumenti e diminuzioni nella banda. Per mantenere omogeneità nella grafica della tessitura abbiamo scelto un disegno a strisce in rilievo che ci ha permesso di nascondere bene aumenti e diminuzioni dei punti. Il bordo è stato realizzato in filo di seta giallo dorato.
Il Roncolino oltre che ad essere bello è comodo e pratico, la prova sul campo è stata durante uno dei pochissimi eventi di questa stagione, la rievocazione Villafranca nella Storia presso il Castello Scaligero di Villafranca di Verona.Per quanto sia aderente, come si può vedere dalle foto, l’abito è estremamente funzionale e permette la massima libertà di movimento.
Seppure con un sottile velo di malinconia per tutte le cose che questo 2020 non ci ha premesso di fare come le rievocazioni saltate e gli incontri mancati, indossarlo è stato emozionante.
Il Roncolino resta una della cose belle di quest’anno difficile. Per quello che ci riguarda anche questa sfida l’abbiamo vinta e non vediamo l’ora di cominciarne altre, perchè, per fortuna, anche nei momenti difficili possiamo continuare studiare e imparare.
